Federico Cantale, Jimmy Milani, Giacomo Montanelli
NOI X SEMPRE
testo di Simone Ciglia
Riscriverò l’amore con parole nuove
(Einar, Parole nuove di A. Maiello – E. Palmosi – N. Marotta – A. Maiello)
Come a volte accade, è iniziato tutto da un’immagine: un cuore dipinto su una piccola tela, sopra la quale erano applicati dei fiori in rame. Si trattava di un’opera esposta in una mostra – Amaretto – che Giacomo aveva curato nel 2019 a Villa Vertua Masolo a Nova Milanese, dov’erano esposti, oltre a quelli dell’artista-curatore, anche i lavori di Jimmy e Federico. Intorno a quel dipinto «piccolo e silenzioso», mi aveva raccontato Giacomo, si erano addensate una serie di critiche, «si presuppone per l’iconografia del cuore e l’artigianalità un po’ materna»; per loro invece si trattava di uno dei lavori più autentici in esposizione. Il suo appello sentimentale sembrava toccare una corda dissonante nella sensibilità contemporanea: la sua oscillazione però si sarebbe riverberata a lungo, fino a dare l’intonazione al progetto che avrebbe nuovamente unito i nostri tre, per il quale sono state scritte queste parole. L’episodio mi era stato raccontato in uno dei primi scambi epistolari in cui gli artisti introducevano la loro nuova impresa. In quella missiva, datata 5 febbraio, Giacomo, Federico e Jimmy delineavano in maniera abbastanza definita – per quanto possibile a quello stadio – quello che sarebbe stato il centro della loro riflessione: l’amore. I tre avevano deciso di abbordare il sentimento da una delle dimensioni più problematiche, che gli è piaciuto definire “da cantautorato”, descrivendo ironicamente la manifestazione affettiva legata al periodo adolescenziale.
Amore abbracciami
Voglio proteggerti
Siamo il sole in un giorno di pioggia
Stanotte stringimi
Baciami l’anima
(Il Volo, Musica che resta, di G. Nannini – E. Munda – P. Romitelli – P. Mammaro – A. Carozza G. Nannini – E. Munda – P. Romitelli – P. Mammaro)
As the rock critic Robert Frith observes, pop has always been entwined with collective sentimentality, especially that of nostalgia and romantic love. This entanglement of pop music with collective sentimentality reflects an ambivalence at the heart of notions of the popular, for the popular concerns at one and the same time a representation of the sentiment of “the people,” the subject of democracy, as well as an abstraction of affect that universalizes sentiment by excluding from it the particularities and power differentials based on race, class and gender. Pop produces forms of sentiment and expressions of love that strive to be universally accessible, but it can only do so by straddling the line between the intense particularity of individualized emotion and the limits of shared collective sentiment. If we are suspicious of the forms of love that pop produces as hyperauthentic, it is both because we inevitably feel called to perform these forms of affect in our personal lives in the sincerest of ways, even as we feel ourselves interpellated by their omnipresence as the price of affective intelligibility.
Anita Chari
Federico Cantale, Jimmy Milani, Giacomo Montanelli, Noi x sempre, 2019, sanguigna su carta, 53 x 43 cm.
Questa storia inizia così. Erano i giorni del festival di Sanremo, e l’idea di lavorare su questo tema mi era sembrava particolarmente tempestiva nella retorica canora che annualmente invade l’Italia (1). Il narratore, però, non è onnisciente: la vicenda si svolge infatti per corrispondenza, uno scambio di parole e immagini che hanno rimbalzato per giorni fra i protagonisti. La fabula avviene fuori scena, e l’intreccio sarà rivelato nella sua completezza solo al momento dell’inaugurazione, unendo nella scoperta lo scrittore e il lettore.
Qual era l’esigenza di ritrovarsi insieme in un nuovo progetto? Ho cercato a lungo i fili che univano gli artisti, fin quando non sono venute in soccorso le parole di Giacomo: in occasione di Amaretto, aveva rintracciato alcuni punti in comune ne «l’attenzione agli aspetti decorativi apparenti che nascondono intenzionalità diverse, il rapporto ideale con l’oggetto, le forme che esso acquisisce»(2).
Cosa ne sarà
Dei tanti giuramenti degli amanti
Di tutti i miei rimpianti
Dell’amore e della crudeltà?
(Arisa, Mi sento bene, di M. Buzzanca – L. Vizzini – R. Pippa / M. Buzzanca – L. Vizzini – A. Flora)
Con questo viatico, entreremo nello spazio di Yellow. Forse ci colpirà in primo luogo la scritta che ci accoglierà all’ingresso dando il titolo all’esposizione. Recita: Noi x sempre. È la «tipica frase da diario o muro di un parchetto» – mi avevano comunicato i tre, felici per la condensazione di cui era capace – «perfetta e autentica». L’iscrizione cela il sottotesto autoriale della mostra, che compone il capitolo più recente di una serrata pratica di collaborazione sviluppata nel corso degli anni. Una dimensione ribadita in maniera iconica nella foto che anticipava il progetto, in cui i tre cavalcano insieme un motorino verso il tramonto milanese; o ancora in un disegno pensato insieme e commissionato, in cui si raffigurano come un cerbero – le loro tre teste su un unico corpo. Lavorare insieme non è una «scelta occasionale», mi aveva scritto una volta Federico: l’intensità con cui si svolgono il dialogo e confronto sul lavoro era acquisita come una cosa naturale. Giacomo aveva confermato: «Concepire questa mostra non è realizzare un allestimento tematico o un contenitore di oggetti o lavori site-specific ma ha le stesse difficoltà di costruzione di un lavoro singolo».
Le nostre anime di notte
Sono più limpide che mai
(Anna Tatangelo, Le nostre anime di notte, di L. Vizzini)
NOI X SEMPRE, vista dell’installazione, Yellow.
Navigando lo spazio, il nostro sguardo si orienterà probabilmente verso le presenze che, in virtù delle dimensioni, danno un accento allo spazio: due grandi tele sono allineate su una delle pareti maggiori, accordate cromaticamente al pavimento. Ideato in maniera unitaria da Jimmy e Giacomo, il dittico conserva allo stesso tempo l’autonomia delle componenti. Medesime sono le dimensioni, con l’adozione della grande scala che estende la concezione della pittura a diverse ipotesi decorative, quali il wall painting o il tendaggio. Medesimo anche il tema toccato – quello del notturno. Immagino – ma di questo stranamente non avevamo mai parlato – che la convergenza su questa tradizione estetica sia un tributo al genere romantico per eccellenza, che con la sua sentimentalità esibita abbraccia tanto la pittura quanto la musica.
A key moment in the history of pop music was the invention of the electrical microphone and its marketing in the 1930’s. The mic amplified the voice and allowed singers to be heard over a band or orchestra. But its importance was not that it allowed singers to sing loudly, but that it allowed them to be soft, to sing in the voice of the night. Mics allowed for new vocal techniques that were less about promoting the voice’s self-amplication through operatic resonance, and much more about heightening perception of its affective granularity. The mic could zoom in on the inward experience of the singer as expressed in the microscopic qualities of the voice. As with the nocturnes of the 19th century, pop became associated with the heightened emotional experience and intimacy of the night.
Anita Chari
Jimmy Milani, Keep on cruising, 2019, acrilico su tela, 180 x 280 cm.
Jimmy, che nella sua pittura sfoggia una personalità eclettica impavida nel confronto con la storia e il genere (paesaggio, natura morta), riprende in questa occasione un vocabolario architettonico di matrice metafisica, depurandolo in un senso grafico che contraddice la tensione prospettica. L’inserimento di elementi eterodossi scalda (letteralmente) la temperatura della superficie.
Giacomo interpreta il processo di astrazione come una dinamica che definisce di idealità, unendo interessi per la storia dell’arte e altri sistemi segnici. Inizialmente, mi aveva colpito la definizione che dava di sé nel suo profilo Instagram, in cui si qualifica come «scienziato». Solo dopo avevo capito il motivo, quando in un messaggio aveva puntualizzato che il suo lavoro era fondato su una costruzione dell’immagine «come problema da risolvere».
C’è un universo che mi riempie le mani
Il mondo si perde Tu invece rimani
(Francesco Renga, Aspetto che torni, di Bungaro – C. Chiodo – Rakele – F. Renga /
Bungaro – C. Chiodo – G. Runco)
Federico Cantale, Eye Liner (Lorenza), 2019, legno laccato, 113 x 220 x 2.5 cm.
Allontanandoci dalle tele, forse per guardarle meglio, forse per proseguire la visita, faremo attenzione a non urtare un oggetto appoggiato al pilastro di fronte. Solo in un secondo momento ne coglieremo la natura scultorea, perché le sue forme ci avevano subito richiamato alla mente quelle di un oggetto conosciuto, come una bicicletta. La sua posizione ne riaffermava il residuo mimetico. Presto ci accorgeremo della duplicità di questa presenza plastica che bilancia la planarità della pittura, perché noteremo su un’altra parete un secondo esemplare.
Qualche anno fa, Ben Vautier si era interrogato, scrivendo in una sua opera: “se tutto è scultura perché fare della scultura?” A questa domanda, Federico risponde reinterpretando la tradizione statuaria attraverso alcuni archetipi tipologici e tematiche eroiche. Rispondendo al problema della mostra, l’artista estende la sua ricerca plastica all’oggetto comune, rileggendolo attraverso un processo di “minimalizzazione” formale: due elementi circolari sono messi in connessione da semicerchi o linee orizzontali.
Ma l’amore è una dittatura
Fatta di imperativi categorici
Ma nessuna esecuzione
Mentre invece l’anarchia la trovi dentro ogni emozione
(Zen Circus, L’amore è una dittatura, di A. Appino – G. P. Cuccuru – M. Schiavelli – A. Appino Ed. BMG Rights Management (Italy)/EMI Music Publishing Italia – Milano
Federico Cantale, Eye Liner (Lorenza), 2019, legno laccato, 113 x 220 x 2.5 cm. Dettaglio
Dopo aver osservato i lavori, il motivo che probabilmente ci aveva spinto all’ingresso, inizieremo a guardarci intorno in maniera più libera. Forse allora scorgeremo tre ragazzi che parlano fitto intorno a una colonna.
(1) Per questa ragione, questo testo è inframmezzato da citazioni da alcuni dei brani presentati nell’edizione di Sanremo 2019.
(2) http://atpdiary.com/amaretto-una-riflessione-sulla-collezione-darte/
Giacomo Montanelli, Skorpio, 2019 acrilico su tela,. 180 x 280 cm. Dettaglio
Federico Cantale, Eye Liner (Ilaria), 2019, legno laccato, 113 x 220 x 3.5 cm.
Federico Cantale, Eye Liner (Ilaria), 2019, legno laccato, 113 x 220 x 3.5 cm. Dettaglio
NOI X SEMPRE, vista dell’installazione, Yellow.
NOI X SEMPRE, vista dell’installazione, Yellow.
Jimmy Milani, Keep on cruising, 2019, acrilico su tela, 180 x 280 cm. Dettaglio
Giacomo Montanelli, Skorpio, 2019 acrilico su tela,. 180 x 280 cm. Dettaglio
Federico Cantale, Eye Liner (Lorenza), 2019, legno laccato, 113 x 220 x 2.5 cm.