SOTTO LA TAZZA BLU
text by Giulia Gelmini
Giuliana Rosso, Pet Therapy, 2017, carboncino e gessetti su carta, 200 x 150 cm – 200 x 150 cm;
Giuliana Rosso, Deuteroplasma 2019, olio su tela 30 x 30 cm, photo by Luca Scarabelli
Sotto la tazza blu nasce da un’indagine sulle forme della pittura contemporanea e sull’immaginario che accomuna alcuni artisti, impegnati nella traduzione formale di ciò che, il più delle volte, sembra provenire da un sogno. Visioni fantastiche, personaggi appartenenti ad altri mondi e scenari onirici prendono vita sulle tele di artisti di una generazione che si chiede quali siano le modalità per esplorare l’ambito pittorico o come si possa instaurare un confronto con una storia dai connotati quasi dogmatici. Ed esistono numerose possibilità e risposte, di cui in mostra ne sono proposte una selezione. Marco Ceroni, Alessandro Fogo, Giulio Frigo, Diego Gualandris, Valerio Nicolai e Giuliana Rosso sono gli artefici della creazione di universi paralleli, di realtà mai viste prima da osservare con occhi nuovi.
Giuliana Rosso, Pet Therapy, 2018, chalks and charcoal on paper, 200 x 150 cm – 200 x 150 cm, courtesy l’artista
Prendendo in prestito il titolo del celebre saggio del 2011 di Rosalind Krauss, Sotto la tazza blu, la mostra invita a osservare il mondo come per la prima volta. Come accaduto a Krauss, che in seguito a un aneurisma perde temporaneamente la maggior parte dei ricordi, al pubblico viene chiesto di dimenticare il passato, di sospendere per alcuni istanti il flusso della memoria per osservare scenari inconsueti, la cui effettiva esistenza viene messa in questione. Tutte le opere esposte sono soglie da attraversare, visioni nuove da accogliere con l’entusiasmo di un sogno. Se per Krauss quelli che definiva “cavalieri” lottavano per la necessaria reinvenzione del medium artistico, i sei artisti in mostra piegano e utilizzano il medium pittorico e scultoreo per esprimere un’esigenza di sconfinamento, di fuoriuscita dai limiti del supporto utilizzato attraverso un contenuto sconfinante. I cavalieri, in questo caso, sono invitati a presentare lavori nati in seguito a un’esplosione, che dà origine a un universo parallelo.
Marco Ceroni, Raiders, 2018, intervention on scooter saddle, 57 x 19 x 12 cm, courtesy l’artista
Con Marco Ceroni (Forlì, 1987) si intraprende il viaggio; le sue opere introducono la mostra e si configurano come custodi e soglie da attraversare metaforicamente per entrare in un’altra dimensione. Una scultura a parete ricorda uno spirito guardiano, un’installazione composta da mascelle dentate che sorreggono un neon arcuato e una fotografia nella quale un effetto ottico fortemente illusorio trasforma un dissuasore di sosta in un portale magico sono gli elementi di una narrazione che incomincia a trasformare il reale, rileggendolo. Affascinato dall’analisi di scenari quotidiani, Ceroni interpreta il vissuto e lo distorce, restituendo una dimensione parallela irregolare e leggermente deviata. Nel suo lavoro vi è una forte componente di ibridazione della quale egli si serve per generare possibili racconti futuristici, ambientati in scenari urbani reali.
Marco Ceroni,The Corner, 2019, neon e cemento, 40 x 160 cm, foto di Luca Scarabelli
Alessandro Fogo, At Eden’s Gate, 2018, oil on canvas, 128 x 84 cm, courtesy l’artista
Composizioni visionarie e contraddistinte da un tono surreale sono i dipinti di Alessandro Fogo (Thiene, 1992). In mostra una tela dalle tonalità bluastre al cui centro cappeggia una silhouette demoniaca accompagnata da una figura animalesca dai tratti poco definiti e una coda di serpente che si allontana verso un ombrellone posto al ciglio di una strada. Ad accompagnare questa scena, vi sono alcune incisioni, anch’esse raffiguranti misteriose figure e tetri paesaggi.
Con Giulio Frigo (Arzignano, 1984) la dimensione onirica viene combinata a una ricerca incentrata sulla matematica, la scienza e la biologia. Il blu acceso di un cielo notturno illumina due creature appoggiate su un albero. Un uccello simile a un gufo e un volto di donna dal corpo piumato, mentre su una tavola dalla forma triangolare sono raffigurati un uomo vestito di blu e alle sue spalle un orante, figura chiave della cultura sumera. Come all’interno di un planetario, essi rivolgono lo sguardo verso l’alto e osservano un fascio di luce circolare che li sovrasta. Ulteriore sviluppo è rappresentato dall’installazione composta da un fondale verde tipicamente adottato in ambito televisivo sopra al quale si staglia l’immagine di un pixel, la cui raffigurazione come singola unità porta alla totale astrazione. Ciò che è in realtà l’unità di misura delle immagini, viene scomposta, rivelando dunque una contraddizione: l’immagine filtrata attraverso gli schermi digitali è in realtà l’insieme di tanti piccoli elementi astratti.
Giulio Frigo, Planetarium (Oranti), 2018, olio su tavola e spotlight, 70 x 100 cm, photo by Luca Scarabelli
Diego Gualandris, Giacimento di Glucosio, 2019, oil on canvas, 205 x 135 cm, photo by Luca Scarabelli
Valerio Nicolai, Risucchio-#2, 2017, oil, fiberglass, paper, gesso, glue, shellac on canvas-covered wood, 30 x 66 x 28, 2017, courtesy l’artista
Variando dalla scultura alla pittura, Valerio Nicolai (Gorizia, 1988), con ironia tagliente inscena paradossi visivi e rebus. Indizi sparsi tra le pieghe di una tela si dipanano, rivelandone il meccanismo segreto, spesso sconosciuto anche all’artista stesso. Essi rimangono enigmi irrisolti agli occhi di uno spettatore con il quale il dialogo non è automatico. La conclusione non viene mai raggiunta, bensì al contrario, si evidenzia una tensione auto generatrice. Per Nicolai, laddove le possibilità di raccontare si esauriscono, termina anche la comprensione delle stesse. Come dopo la fine di un incantesimo, quando svanisce l’incantesimo e il sipario si chiude.
Giuliana Rosso, Deutoplasma, 2019, oil on canvas, 30 x 30 cm, photo by Luca Scarabelli
Colorazioni acide caratterizzano invece gli scenari fantasy di Giuliana Rosso (Torino, 1992), dove i proverbi delle fiabe e le premonizioni sembrano prendere vita. In queste storie vi sono intrecci narrativi popolati da spiriti e figure inquiete che incarnano le paure più antiche; personaggi mossi da quei sentimenti esasperati tipici del periodo dell’adolescenza. Il paradosso aleggia negli ambienti raffigurati dall’artista, che con una palette scura contrastata da forti colori accesi, raffigura le condizioni d’inquietudine dell’animo umano. Nei luoghi ritratti vi è sempre un elemento emblematico che ne evidenzia la stridente composizione. Nei dipinti più piccoli una forza oscura trascina in un vortice corpi senza volto, due anime si scambiano un abbraccio malinconico, mentre un uomo accanto a loro brinda con un ghigno beffardo e su di un tegame un occhio sta cuocendo. L’anima di un pollo tormenta una figura femminile ben vestita, sorpresa durante una festa da questa inquietante presenza e due ragazzini viaggiano nella notte su degli autoscontri illuminati da una luce aliena.
Sotto la tazza blu è una raccolta di sogni lucidi o allucinazioni ipnagogiche materializzati grazie all’intervento di un gruppo di artisti che sembra riproporre un’interpretazione del realismo magico letterario.
From left to right: Marco Ceroni, Strong Belief, 2016, stampa inkjet su carta baritata, 60 x 40 cm;
Marco Ceroni, The Corner, 2019, neon e cemento, 40 x 160 cm, photo by Luca Scarabelli
Sotto la tazza blu, exhibition view at Yellow, photo by Luca Scarabelli
Sotto la tazza blu, exhibition view at Yellow, from left to right: Alessandro Fogo, Marco Ceroni, Giulio Frigo, photo by Luca Scarabelli
Sotto la tazza blu, exhibition view at Yellow, from left to right: Alessandro Fogo e Giulio Frigo, photo by Luca Scarabelli
Giuliana Rosso, Dance Floor, 2018, olio su tela, 175 x 175 cm, photo by Luca Scarabelli
Sotto la tazza blu, exhibition view at Yellow, from left to right: Alessandro Fogo, Valerio Nicolai, Marco Ceroni, Giulio Frigo, photo by Luca Scarabelli